Si perdono nel vento
come la sabbia nella tempesta
rumori metallici
della chiusura di una lampo
vendono colori
sensazioni
innumerevoli linguaggi
parlano di terre lontane
nel freddo e nella calura
ai margini dell’asfalto
di una triste e desolata
radura
non hanno lacrime e nemmeno
un passaporto
falene senza futuro
destinate al silenzio
protagoniste di un attimo
fuggente
sempre più fuggente
stanze dalle persiane chiuse
dove la tubercolosi
non conosce sconfitta
dove l’esasperazione
grida vendetta
un grido muto
di bocche silenti
fiori mai sbocciati
di anime
perdenti
ho smarrito la via
dentro un bosco malato
come un vecchio sanatorio disabitato
aleggiano solo
i fantasmi di un tempo
lolite di regime
scomode regine di un regno
mietono il grano
nel campo assolato
cantano una nenia
dipingono il passato